Anche quest’anno, in quel di Verona, si è tenuto il Vinitaly, kermesse voluta per celebrare le grandi virtù della produzione vinicola italiana, fiore all'occhiello del Paese e del suo Governo. Presente, ovviamente, in prima fila, con tutti i suoi gradi maggiori: non solo il ministro dell’agricoltura, ma anche il premier Conte, il vice leghista Salvini e il vice grillino Di Maio, accompagnati dal governatore del Veneto Luca Zaia e dalla presidentessa del Senato, Maria Elisabetta Casellati.
C’erano proprio tutti, governo e parlamento, per brindare ad una eccellenza dell’Italia in fattori di crescita economica e di esportazione del tanto decantato, forse fin troppo, Made in Italy. Fattori che, alla luce del pessimo e sempre più declinante andamento dell’economia, acquistano un valore particolarmente pregnante in questo momento, soprattutto in termini propagandistici. In piena coerenza, ed è ovviamente una caricatura, con il mondo degli alcolici.
Alcol e gioco, la politica inversa del Governo
Nella kermesse nemmeno un piccolo cenno ai rischi legati agli abusi di alcol, un problema enorme in Italia, alla pari della dipendenza da tabacchi o stupefacenti. Infatti è cosa nota che il vino e l’alcol possano avere anche dei rischi abbastanza alti, ma nessuno, per carità, lo faccia noto al Governo. Che, sul gioco d’azzardo, cosa anche questa assai nota, ha adottato la politica inversa. Guerra, guerra totale fino allo sterminio di un settore, florido per l’economia ma anti-economico per lo Stato, almeno così si è preferito far passare il messaggio. Sempre in funzione propagandistica, dal momento che il vero vincitore dagli incassi del gioco pubblico è solo e soltanto l’Amministrazione centrale. Intanto nei confronti del gioco si applicano criteri di ogni sorta, soprattutto morali, per una tendenza che in Italia è quasi cultura.
Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze: Ludopatia all'ottavo posto
Che nessuno osi parlare di gioco, in tutte le sue declinazioni. Guai ancora a parlare di incassi dello Stato dal gioco, perché sono soldi presi dalla pelle delle persone. Eppure presi, anche tanti. E che nessuno faccia presente che, secondo le ultime rivelazioni dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, nell'ultimo anno, gli adolescenti europei hanno abusato di alcol e tabacco, rispettivamente, per il 37,5 e il 23%, con l’Italia in prima fila nelle classifiche per certe dipendenze, mentre il gioco d’azzardo, nella top 10, è solo all'ottavo posto. Ma la sola presenza di una dipendenza patologica, in certi casi, è già da sola sufficiente abbastanza per chiedere interventi su tutti i fronti. Ma il proibizionismo, nel paese dei moralisti e dei fustigatori a caccia di streghe e nemiche, si applica soltanto al gioco, non ad altro. Come a dire continuate a bere, che tanto la dipendenza da alcol o fumo è un’invenzione delle lobby. Ah, queste lobby.
E il governo intanto continua nella sua asfissiante azione nei confronti dell’azzardo, vietandone pubblicità ed aumentandone la tassazione, continuando una lotta tra un brindisi ed un altro, mentre a farne le spese sono i grandi operatori online come Starcasino, Starvegas e SNAI. Ma questa, francamente, non è una novità. Ed è un canovaccio che va avanti, a fasi alterne, da anni. Quest’anno ha avuto solo una certificazione ulteriore. Ma ora, oltre ai brindisi, la competente classe politica italiana dovrà trovarsi a fare i conti e a scrivere il Documento di Economia e Finanza, mentre il bistrattato ministro dell’Economia Tria ha spiegato a chiare lettere una crescita italiana a ribasso, con un sempre più possibile aumento dell’IVA e delle accise (ah, a saperlo, Salvini!).
Scenario economico tutt'altro che roseo per l'Italia
In questi giorni, per questi motivi, ci saranno una serie di vertici per le ultime decisioni su misure e numeri del programma, su cui peseranno anche i dati ISTAT sul trend dei conti economici nazionali, PIL, indebitamento, produzione industriale di febbraio. Scenario tutt'altro che roseo per il Paese e per il gioco, che è ormai il bancomat dello Stato. La quota di attuazione delle scelte economiche dell’attuale compagine governativa è al 18,5%, con un più sette punti rispetto al monitoraggio di un mese fa. Prosegue l’attività legislativa, sì, ma aumentano i ritardi. 167 decreti attuativi, 205 previsti, 60 già scaduti ed un mese fa erano 25, appesantiti dall'ultima Legge di Bilancio, che per diventare operativa tout court attende 97 provvedimenti attuativi, 43 dei quali già scaduti, in teoria. Tra di essi anche alcuni provvedimenti sul mondo del gioco, come quello sulle AWP da remoto, per cui si attende ancora un decreto di regole tecniche preventivamente da passare a Bruxelles. E quel che manca, da un anno e più, è un riordino del settore che sembra sempre più lontano. Il filo prima o poi si spezzerà.