Recentemente è stata presentata la nuova edizione de «Il libro nero dell'azzardo», curato da CGIL, Federconsumatori e Fondazione Isscon. Si tratta di uno studio che offre una panoramica generale del gioco d'azzardo in Italia dal punto di vista economico-sociale.
La raccolta del gioco d’azzardo vale il 7,2% del Pil nazionale
Secondo l'analisi de «Il libro nero dell'azzardo», nel 2024 il gioco d'azzardo ha ulteriormente incrementato la propria raccolta, arrivando a raggiungere la cifra di 157,4 miliardi, pari al 7,2% del Pil nazionale. Lo studio ha anche effettuato una comparazione degli ultimi cinque anni del settore. L'analisi ha dimostrato come, rispetto al 2019, si sia assistita a una crescita del 42,5% per quel che riguarda la raccolta. La stessa raccolta è aumentata del 6,6% rispetto al 2023.
Altri dati evidenziati dallo studio riguardano la raccolta pro-capite e le perdite dei giocatori italiani. La prima ha raggiunto i 3.137 euro, mentre la seconda è arrivata quasi a 23 miliardi di euro, equivalenti al reddito medio netto di circa 1,15 milioni di lavoratori a tempo pieno.
Italia primo mercato europeo gioco d’azzardo
La crescita del gioco d'azzardo è strettamente legata a quella del settore online, che include casinò online italiani e tutte le altre categorie di gioco, come evidenzia lo stesso studio curato da CGIL, Federconsumatori e Fondazione Isscon. Nel 2024 il gioco in rete ha raggiunto la cifra di 92,1 miliardi di euro, con una crescita del 12,2% sul 2023, mentre quello fisico si è attestato sui 65,3 miliardi di euro, un dato sostanzialmente stabile ma ancora inferiore ai livelli pre-pandemia dato che nel 2019 erano 74 i miliardi di euro.
L’Italia è oggi il primo mercato europeo per il gioco d’azzardo, con perdite stimate in circa 21 miliardi di euro nel 2023, superiori a quelle di Regno Unito (19,8 miliardi), Germania (14,4 miliardi) e Francia (14 miliardi). La propensione al giovc d'azzardo era già evidente dal 2017, quando, a livello globale, il nostro Paese figurava come la quarta realtà per spesa in azzardo, dopo Stati Uniti, Cina e Giappone.
Analizzando ancora più nello specifico il settore online si evidenziano altri dati interessanti. Nel 2024, erano oltre 20 milioni i conti attivi, quasi uno ogni due cittadini tra i 18 e i 74 anni.
Dove si gioca di più in Italia
L'analisi su base regionale condotta da «Il libro nero dell'azzardo» evidenzia come la Campania detenga il numero più alto di conti gioco. Nel 2024, infatti, sono stati aperti 843.000 nuovi conti online. Isernia si conferma il capoluogo italiano con il giocato pro-capite online più alto, pari a 6.853 euro nel 2024, con un incremento del 155% in due anni.
C'è un altro dato che merita di essere posto sotto la lente d'ingrandimento. Dai dati dello studio emerge come sia il Sud la parte d'Italia maggiormente attratta dal gioco online. Infatti, oltre a Isernia, nelle prime posizioni della classifica nazionale dell’azzardo online figurano province siciliane come Siracusa, Messina e Palermo, seguite da aree campane come Salerno, Napoli e Caserta. Completano la top ten di questa poco lusinghiera classifica Reggio Calabria, Taranto e Teramo. La particolarità di queste dieci città è che tutte sono sopra i 3.000 euro, nella fascia 18-74, e tutte hanno fatto registrare crescite importanti nel 2024.
Se si pensa che nei piccoli centri vada meglio rispetto alle province si sbaglia. Infatti, nella classifica dei Comuni oltre i 10.000 abitanti, troviamo ai primi due posti Castel San Giorgio (che sfiorava i 12.000 euro di raccolta pro-capite nel 2023) che cresce quest’anno del 52%, fino ai 18.045 euro dell'anno precedente e Zola Predosa, a poca distanza da Bologna, che cresce del 23%, arrivando a 9.608 euro.
Punti critici del Libro Nero dell’Azzardo
Ci dono diversi punti critici evidenziati dal «Libro nero dell'azzardo». Il principale riguarda l'abolizione dell’Osservatorio Nazionale per il contrasto al gioco patologico messa in atto con la Legge di Bilancio 2025. Gli studiosi evidenziano come questa azione ha finito per creare un vuoto strutturale importante, distogliendo l'attenzione da quello che è un problema sempre più importante.
Più in generale si lamenta un oscuramento informativo. Infatti, secondo lo studio, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha progressivamente limitato la diffusione dei dati territoriali, soprattutto per i piccoli comuni, adducendo motivi di tutela commerciale. Tuttavia, questa mancanza di trasparenza, secondo il report, ostacola una piena comprensione del fenomeno, oltre a porre un grosso freno ad un'analisi reale che tenga conto dei costi sanitari e sociali del fenomeno. Per questo si invocano maggiori strumenti di analisi.