I nuovi interventi normativi da parte dei governi locali presi in ambito del gioco legale prevedono una limitazione oraria dello stesso come misura atta a limitare i fenomeni derivanti dalla dipendenza. La severità di tali provvedimenti, rappresenterà davvero una efficace soluzione al problema della ludopatia?
Sono diversi i dati di fatto che potremmo considerare al fine di venire a capo della questione: la storia insegna che il proibizionismo non ha mai portato da nessuna parte; le misure in questione colpiscono il gioco legale senza considerare l’altra faccia della medaglia, rappresentata dal gioco illegale, come autentica minaccia allo scatenarsi dei fenomeni ludopatici. Il proibizionismo si lega perciò inevitabilmente alla dilagazione del gioco parallelo oltre i confini della legalità, il quale non offre, a milioni di consumatori, le medesime garanzie di sicurezza e controllo del gioco legale.
Analisi scientifiche, si sono proposte di analizzare l’efficacia dei provvedimenti di limitazione oraria come strumento per contrastare il fenomeno della dipendenza, dimostrando che gli stessi non solo risultano inadeguati allo scopo ma rappresentano anche, indirettamente, un’ulteriore rafforzamento del problema. E’ chiaro lo scopo unico dei provvedimenti come salvaguardia dei soggetti ludopatici ma non esistono prove sperimentali sulla loro efficacia: “chi ha bisogno in termini patologici di un prodotto non ha difficoltà ad adattarsi ai cambi di orari, da un lato, e non avrebbe difficoltà di movimento nel ricercare il comune limitrofo dagli orari più compatibili. Il motore delle decisioni e della psicologia della dipendenza è un motore impulsivo-compulsivo che può trovare il suo contenimento non con una limitazione di orari ma con dei meccanismi idonei ad interrompere il circuito decisionale”, ha affermato a Gioco News l’avvocato Geronimo Cardia.
Attualmente non esistono dati scientifici esaustivi in grado di racchiudere in una categoria specifica coloro che possono essere considerati soggetti deboli. “Nelle delibere si legge che risulterebbero deboli i giovani, gli anziani altri studi fanno riferimento alla fascia 30-55 anni. La verità è che la misura limitativa di orari della distribuzione di gioco legale è una misura paragonabile più a un taglio lineare dei costi, che a una sana gestione delle spese”, prosegue Cardia.
Le ordinanze locali limitative di orari, puntano direttamente al “cuore del problema” senza considerare tutto ciò che ruota intorno alla questione. Inoltre non esiste alcuno studio sull’effettiva efficacia della misura. Dal punto di vista giuridico, secondo Cardia, “l'adozione di provvedimenti deve essere supportata da adeguati ed idonei pareri di organi tecnici, in modo da conciliare i primari e fondamentali interessi pubblici con l’interesse del privato all’esercizio della propria attività imprenditoriale nel rispetto del principio della libertà di iniziativa economica’ (cfr., ex multis, Tar Veneto, sez. III, 2 gennaio 2009, n. 6). L’indagine sull’idoneità delle misure restrittive di orari rispetto alle finalità perseguite è doverosa non soltanto nell’interesse degli operatori economici impegnati a servire lo Stato con la distribuzione del gioco legale, ma si pone funzionalmente a salvaguardia di interessi generali predominanti”.
La tesi sostenuta dall’avvocato, oltre ad evidenziare i dubbi sull’efficacia delle misure per soggetti deboli e già ludopatici, sottolinea un ulteriore aspetto che non può essere trascurato: l’adozione di una dura linea proibizionista potrebbe incidere negativamente sulla filiera portando ad una riduzione del gettito erariale e all’aumento di tagli occupazionali in uno dei pochi settori floridi dell’economia italiana.