Il termine «distanziometro» è ormai conosciuto dagli esperti di gambling. Parliamo di un'insieme di norme regionali che impongono una certa distanza tra le sale gioco e i luoghi definiti sensibili come scuole, chiese e ospedali. Questo strumento è stato approvato da diverse regioni. Nelle loro intenzioni il distanziometro sarebbe dovuto essere un deterrente contro l'azzardo. Alla base della norma vi era l'idea che, tenendo i luoghi di gioco separati da quelli frequentati da soggetti fragili come ragazzi o anziani, si sarebbe ridotto il rischio di gioco d'azzardo. In realtà, ha creato più problemi di quanti ne abbia risolti.

Le conseguenze del distanziometro

Il primo problema che si è presentato nell'applicazione del distanziometro è stata la definizione dei luoghi sensibili. Infatti, tutt'oggi ci sono palazzi dove sono presenti ludoteche, dottori o scuole private. Ciò ha fatto sì che si creasse una grande confusione su dove andassero posizionate le sale gioco portando anche a cause giudiziarie.

Il secondo problema creato dal distanziometro è stato quello di affossare il gioco terrestre. I dati parlano chiaro: sono 4.000 le agenzie chiuse dal 2019 al 2024, con una perdita di del 12% della raccolta. Senza dubbio il Covid ha contribuito a questa crisi, ma il distanziometro ha influito più di quanto si creda. Nel solo 2024 sono scomparsi circa 3.000 apparecchi AWP e 1.100 esercizi commerciali rispetto al 2023, portando a oltre 4.100 le chiusure complessive negli ultimi anni.

Tuttavia, i giocatori non hanno smesso di giocare una volta chiusi i centri terrestri, ma si sono spostati sull'online. I dati di questo settore nel periodo 2019-2024 parlano di un +153% di raccolta.

Ciò di cui non si è tenuto conto con l'applicazione del distanziometro è il progresso fatto nel tempo dal settore online. Giocare in rete crea numerosi vantaggi al giocatore che il distanziometro ha finito per accelerare. La possibilità di giocare senza essere visti da altri avventori (riducendo il rischio di vergogna e colpa), quella di poter giocare a qualunque ora (non rendendo i giocatori dipendenti dagli orari di apertura e chiusura) e in qualunque ruolo (senza quindi dover per forza uscire di casa) ha reso questo strumento del tutto inutile.

La crisi del retail

L'errore che si è commesso è stato quello di considerare online e retail come due modalità alternative dello stesso servizio. Non si è tenuto conto che l'online offre molto più dei semplici giochi: informazione, statistiche, premi, dirette streaming sono alcune delle cose che il giocatore può trovare sui casinò online. Si tratta di strumenti di marketing che permettono agli operatori di fidelizzare l'utente, fornendogli strumenti che vanno oltre l'aspetto ludico.

Ricerche di settore indicano che la maggioranza degli utenti online cita la disponibilità ventiquattro ore al giorno e sette giorni su sette come fattore primario di scelta, seguita dalla varietà di mercati e dai bonus. A differenza di come si potrebbe credere, le quote rappresentano un fattore decisivo solo per una minoranza di giocatori esperti. Di fatto, mentre le agenzie hanno continuato a competere su margini, gli operatori online hanno spostato il campo di battaglia su user experience e convenienza.

La questione economica

Altro aspetto che si è ignorato è quello relativo ai costi delle due diverse filiere. Il modello retail è caratterizzato da costi fissi elevati e margini decrescenti. Ogni punto vendita richiede investimento CAPEX (Capital Expenditure), ovvero costi operativi indipendenti dal volume, e genera ricavi con elasticità limitata. Ciò comporta che, quando il volume diminuisce, i costi fissi non si riducono proporzionalmente, riducendo quindi i margini di guadagno.

Al contrario, la filiera online è caratterizzata da costi prevalentemente variabili e margini migliorativi con la scala.  A un investimento iniziale elevato corrispondono costi marginali per servire un utente aggiuntivo. Ciò significa che  un eventuale raddoppio di utenti non richiede un raddoppio di costi. Tutto ciò ha portato il settore iGaming globale a crescere costantemente mentre il retail è in contrazione.

Dati di settore

Gli ultimi dati dell’EGBA  affermano che il mercato europeo ha raggiunto 123,4 miliardi di euro di GGR nel 2024 (+5% rispetto al 2023), mentre la quota dell’online è salita al 39%. Ovviamente, questa crescita ha attirato anche gli investitori ingolositi dalla maggiore scalabilità e dai margini migliorativi della filiera.

In questo scenario è chiaro che gli operatori retail sono chiamati a cambiare il modo di proporsi verso i giocatori. Rimangono tre alternative: virare verso modello omnicanale (ovvero trasformare il punto fisico in hub integrato con piattaforma digitale), specializzarsi in un settore di nicchia, o puntare su una exit strategy controllata. La strategia più conveniente sarebbe la prima, ma è chiaro che comporta anche più spese e rischi. Continuare a rimanere in questa situazione, però, può portare solo in due direzioni: chiusura degli operatori legali e aumento del gioco illegale terrestre.

Chiaro che gli operatori non possono fare nulla senza l'appoggio del Governo. Proprio lo Stato è chiamato a una scelta importante, ovvero aiutare il settore o affondarlo completamente con ciò che questo comporterebbe.  Se si sceglie la prima strada è chiaro che una revisione del distanziometro è d'obbligo. Si potrebbe ad esempio, scegliere di copiare Gran Bretagna e Spagna che hanno a0pplicato un distanziometro basato su densità di offerta e controlli sulla clientela vulnerabile anziché distanze fisse rigide.

Secondo le ultime proiezioni, il canale online si avvicinerà al 40% del totale del gaming europeo. L’Italia, partendo da una crescita del +153% in cinque anni, continuerà  a crescere. Per la filiera offline, invece, senza riforme adeguate, si andrà verso una contrazione  della domanda.

La conclusione è inevitabile: lo sviluppo dell'online ci sarebbe stato comunque, perché lo sviluppo degli apparecchi elettronici avrebbe portato inevitabilmente al boom del settore, ma la norma ha trasformato una transizione gestibile in un collasso accelerato, con costi sociali, occupazionali che si sarebbero potuti evitare.

Il distanziometro ha quindi finito per peggiorare una situazione che avrebbe dovuto migliorare. La chiusura dei 4.000 punti vendita terrestri non ha diminuito l'azzardo, l'ha semplicemente redistribuito, spostandolo sull'online, ma anche sul gioco illegale.

Per questi motivi è necessario ripensare la riforma, altrimenti, come è stato dimostrato, si andrà verso un settore dominato da mafie e criminalità, con tutto ciò che questo comporta.

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Natalia Chiaravalloti

Ruolo: Senior Content ManagerEsperienza: 6+Specializzazione: Recensioni casinò e news

Esperta nei processi formativi e copywriter specializzata nel settore dei giochi online. Collabora con diversi brand del gambling nella creazione di articoli e recensioni sui migliori operatori di gioco italiani e spagnoli, oltre che ad essere Head Writer di Giochi di Slots.

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