La psicologia del denaro, o psicologia economica è quella branca che studia come le persone pensano, sentono e si comportano in relazione ai soldi. Vengono quindi esaminate emozioni, pensieri e comportamenti che influenzano le decisioni finanziarie dei soggetti andando spesso andando oltre la razionalità economica. Di questa disciplina ha parlato Edoardo Lozza, docente di Psicologia del Denaro in un'intervista concessa alla Fondazione FAIR ( Fondazione per l’Ascolto, l’Innovazione e la Ricerca su Gioco Responsabile). L'analisi di Lozza ha permesso di fare il punto il rapporto tra denaro e gioco.
Giovani e adulti: due modi diversi di percepire e spendere il denaro
Edoardo Lozza ha analizzato in maniera chiara il ruolo che viene attribuito al denaro a livello emotivo e sociale. Il docente è partito dal ruolo originario per cui questo oggetto è nato, ovvero, facilitare scambi e contabilità, per poi studiarne la sua evoluzione nei secoli. Come sottolinea il docente, infatti, ormai il denaro è diventato uno status sociale che condiziona le emozioni, le relazioni e i giudizi degli altri uomini. I soldi hanno finito per creare delle distorsioni nella concezione della realtà. Per dare forza alla sua tesi, il docente ha anche citato studi recenti che mettono a confronto la concezione generazionale che oggi si ha del denaro. Mentre i giovani guardano ai soldi come qualcosa di concreto e indispensabile, le persone più mature pensano al denaro in modo più disincantato e distaccato.
Queste due diverse concezioni si trasferiscono anche nella spesa. I giovani fanno meno fatica a spendere soldi, ma avvertono il peso del prelievo, come se, nel momento in cui effettuano l'operazione allo sportello, quei soldi già li considerassero spesi. Questo è anche il motivo per cui i giovani utilizzano di più la carta di credito: non effettuando in maniera concreta il passaggio di denaro, si sentono liberi. Questo comportamento ha però la conseguenza di essere meno attenti alle spese e al valore del denaro in generale. Al contrario, chi è più maturo, centellina ogni soldo che esce dal portafoglio proprio perché la spesa in sé crea un senso di disagio.
Il rapporto tra il denaro e il gioco d'azzardo
Nel corso della sua intervista alla Fondazione FAIR, Edoardo Lozza ha anche analizzato il rapporto tra il denaro e il gioco d'azzardo. Tutto parte da una premessa: la sottovalutazione del rischio legato all'azzardo, soprattutto in casi non particolarmente gravi.
Giocare è visto per lo più come un passatempo innocuo soprattutto tra i più giovani. Questi ultimi rischiano più delle persone mature di perdere il controllo economico perché giocano di più online, dove le transazioni avvengono rapidamente e non vi è un passaggio di denaro fisico. Quindi, come succede per le carte di credito, viene a mancare la percezione de pericolo. A questo riguardo è interessante citare uno studio condotto dall’Università Cattolica in collaborazione con la Fondazione FAIR che ha sottolineato come i giovani under 25 si avvicinino al gioco con una combinazione di curiosità, voglia di adrenalina e speranza di guadagno.
Lozza sottolinea la necessità di una maggior educazione finanziaria per i giovani. Il docente afferma che, oltre all’educazione tradizionale nelle scuole, un ruolo fondamentale lo svolge l’uso di strumenti digitali interattivi e il coinvolgimento di influencer credibili agli occhi dei più giovani. Serve una comunicazione in grado di portare a una maggior responsabilizzazione i giovani nel rapporto con il denaro.
Lozza, nel corso del suo intervento sottolinea anche un altro aspetto, ovvero l’importanza di iniziative che sappiano combinare informazione, educazione emotiva e sostegno psicologico. La conclusione del docente nasce dallo studio sopra citato dove gli stessi giovani chiedono parametri chiari per riconoscere i comportamenti a rischio, ma anche strumenti idonei per aiutare a gestire le emozioni legate al gioco. Dunque, conclude Lozza, tutto parte da una maggiore educazione finanziaria. Solo così si creeranno giocatori pùi consapevoli e avveduti e si ridurrà il rischio di GAP.