Quando il gioco d'azzardo può definirsi illegale? L'argomento è tutt'altro che banale perché, negli ultimi tempi la Corte Costituzionale ha ridefinito i limiti dell’intervento sanzionatorio in materia di gioco. In particolare, con la sentenza 104 del 2025, i giudici hanno definito incostituzionale la disposizione normativa numero 189 del 2012 che vietava ai Pubblici Esercizi di mettere a disposizione apparecchiature collegate a internet per il gioco online con vincita in denaro e, di conseguenza è stata giudicata illegittima anche la sanzione amministrativa fissata a 20.000 euro. Tale sentenza apre un nuovo fronte nella definizione di gioco illegale.
Le conseguenze della sentenza 104 del 2025
Con la sentenza 104 del 2025 la Corte Costituzionale ha riscritto il concetto di gioco illegale. Precedentemente la legge numero 189 del 2012 vietava in modo assoluto di mettere a disposizione nei pubblici esercizi apparecchiature che, attraverso la connessione telematica, consentissero ai clienti di accedere al gioco online con vincita in denaro. La Consulta ha definito questa norma in contrasto con i principi costituzionali di ragionevolezza e proporzionalità e con la giurisprudenza europea, evidenziando anzitutto l’eccessiva inclusività del divieto, che colpiva indiscriminatamente qualsiasi apparecchiatura connessa a internet, anche se usata per scopi diversi dal gioco o in modo occasionale. Inoltre, i giudici hanno stabilito che la norma limitava in modo irragionevole la libertà di iniziativa economica, in violazione dell’art. 41 della Costituzione, poiché la misura sacrificava le attività degli esercenti senza un adeguato bilanciamento. Di fatto, la Consulta ha invitato il legislatore a una regolamentazione equilibrata e coerente, in grado di distinguere tra usi leciti e illeciti delle tecnologie. Nessun divieto deve essere discriminatorio.
Ciò non si traduce in un «tana libera tutti»: gli esercenti dovranno comunque rimanere attenti nell'utilizzo di strumenti digitali collegabili a piattaforme di gioco online con vincite in denaro. Ciò significa che l’installazione nei locali di totem, computer o altri dispositivi che consentano l’accesso a tali piattaforme, continuano a essere vietati. Tuttavia, lo Stato è chiamato a formulare una legge meno discriminante e più omogenea che non colpisca a priori gli esercenti che, quindi, saranno più tutelati.
La sentenza della Corte d'Appello di Messina
C'è un'altra sentenza destinata a fare giurisprudenza in termini di gioco legale. Parliamo di quella emessa dalla Corte d’Appello di Messina. In questo caso è stato respinto sia l’appello principale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sia l’appello incidentale proposto da un esercente siciliano, titolare di un internet point, confermando integralmente la pronuncia del Tribunale di primo grado in merito ad una sanzione per gioco d’azzardo irregolare.
Tutto nasce da una sanzione di 66.000 euro, oltre spese di notifica, chiusura dell'attività per 30 giorni e confisca di sei personal computer e di una stampante termica, comminata da ADM a un esercente in seguito a accertamenti effettuati nel 2020. L'Agenzia contestava all'operatore la messa a disposizione di sei dispositivi, che secondo gli agenti operanti avrebbero consentito l’accesso a siti di gioco online non autorizzati. Due clienti del locale erano stati trovati intenti a giocare su piattaforme di casinò digitale, e altri terminali risultavano collegati alla stampante termica, attraverso cui sarebbero state stampate ricevute di scommesse.
Tuttavia, il Tribunale di Messina aveva parzialmente accolto l’opposizione dell’esercente. Secondo i giudici la violazione doveva intendersi solo in relazione a un singolo computer, quello collegato alla stampante termica, mentre per gli altri cinque non sussisteva reato, in quanto considerati semplici terminali adibiti alla navigazione internet e non destinati in modo diretto al gioco d’azzardo.
La sentenza è stata confermata dai giudici della Corte d'Appello e ha quindi messo in evidenza come la sola possibilità teorica di accedere a siti di gioco online non è sufficiente a configurare un illecito, soprattutto alla luce della recente pronuncia della Corte costituzionale di cui abbiamo parlato sopra.
Le due sentenze ridefiniscono i limiti dell’intervento sanzionatorio in materia di gioco online e sottolineano la necessità di criteri tecnici più rigorosi per distinguere tra dispositivi effettivamente destinati al gioco e strumenti ad uso generico come i personal computer. Ora toccherà rivedere le norme a riguardo che, per forza di cose, dovranno essere meno stringenti.
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